CATTIVI PENSIERI. Una guerra dove sono tutti colpevoli.

I Cattivi Pensieri sono anche nostri

Considerazioni per chiedersi altro: siamo tutti colpevoli ?

 

Pubblicato il 04/03/2022

Una guerra dove sono tutti colpevoli

Mentre scrivo questo articolo, ascolto, ancora incredulo, gli ultimi comunicati relativi ad un evento impossibile, impensabile nel XXI secolo.

Impensabile, soprattutto, pensando che a partire dalla Comunità Europea, mai si sia ipotizzato che la retorica colpisse più delle armi e che le menzogne e le ipocrisie in questi giorni caotici di guerra tra la Russia e l’Ucraina, avrebbero esordito effetti più deleteri degli inutili bombardamenti.

Non mi soffermo nel riproporre storie vecchie e nuove che hanno mosso queste inaccettabili e mortali ostilità.

Ne hanno parlato e ne parlano i giornali ed i mass media nazionali ed internazionali, anche a sproposito con invenzioni legate a trattare molte gravi realtà belliche, come se fossero dei video game (vedi Rai 1 in un dei suoi fluviali e ripetitivi servizi).

Questo è il primo rilievo che intendo sottolineare: la civiltà della comunicazione non risparmia nulla, dalle centinaia di migliaia di morti per Pandemia (di colpo cancellata) alle sanguinose guerre, che ricordano la famosa favola del “lupo e dell’agnello”.

È la classica invenzione del nemico, dell’obiettivo che, molto spesso, con pretestuose pretese si cerca di colpire, anche in modo violento ed inutile come la guerra.

Altro elemento inquietante è la campagna d’odio che si è scatenata in Europa, incitata dagli Stati Uniti che nell’Ucraina si è macchiata di peccati veniali e mortali.

L’Europa che tra l’altro nel suo Statuto ha ribadito le sue origini cristiane, in questa brutta faccenda della guerra tra Russia ed Ucraina, ha mostrato tutta la sua ignoranza ed arroganza rendendosi responsabile al pari delle bombe che distruggono città e mietono vittime di inermi cittadini, un protocollo fatto di estreme sanzioni rivolte ad ogni settore civile e produttivo in cui opera il popolo russo. Una vera aggressione al sistema economico in particolare. Ma non basta, come ricordavo si è scatenata una “caccia” al russo. Sono stati licenziati industriali, artisti ed il prestigioso direttore d’orchestra aggregato alla Scala di Milano.

Altra brillante stupidità è stata provocata dall’Università Bicocca di Milano, sopprimendo un corso su Dostoevskij, tenuto dal prof. Nori. Dopo molte polemiche, direi planetarie, sembra tutto rientrato. Rimane la traccia indelebile della stupidità accademica.

Ma noi non abbiamo e non odiamo i tedeschi per le nefandezze, le criminalità e gli stermini operati. I comunisti italiani ed europei non hanno odiato il dittatore Stalin per i milioni di russi perseguitati, internati e uccisi. Sempre i comunisti non hanno condannato l’Unione Sovietica per l’invasione armata in Ungheria e la soppressione armata della Cecoslovacchia (la famosa Primavera di Praga). Nessuna campagna d’odio viscerale ha colpito questi criminali che erano protagonisti solo di tirannie e terrore.

E vorrei sottolineare che gli americani si resero altrettanto massacratori in guerre tutte perse da quella detta di Corea al Vietnam, Iraq, Afganistan. Molte le manifestazioni della cosiddetta sinistra, ma nessun odio. Solo amplificatori per slogan e recite programmate, perché alla fine dei conti noi europei, per non dire tutti i popoli planetari erano e sono americanizzati. Da loro sono partite le mode più distruttive, consumistiche e globalizzanti.

E noi ne abbiano assunto ogni insulso valore, difendendolo attraverso qualunque mezzo. I comunisti che per decenni si rifiutavano di andare negli USA, con gli anni settanta sono diventati i più accaniti sostenitori e consumatori: dalla musica, alle performance pseudo intellettuali, ai “fattoidi” della vita quotidiana, compresa la “cultura” del divertimento e del tempo libero.

È da questi che noi dobbiamo prendere lezioni? È da questi che dobbiamo sentirci dominati, condizionati e strumentalizzati?

C’è molto da pensare ed essere severamente critici contro chi ha provocato il declino del mondo d’Occidente, a partire dalla loro liquidità di Stato decadente che ha prodotto il politically correct ed il cancel culture .

Altro motivo di valutazione è il ruolo dei mass media e dei social che si sono sostituiti ai veri responsabili di questa inutile guerra. Non abbiamo bisogno di narrazioni determinate da montaggi, da assemblaggi, da manipolazioni, da invenzioni ridicole come quella di mandare in onda un video game simulando una crudeltà disumana prodotta dai bombardamenti (vedi Rai 1 mattino).

Nell’esprimere ogni condanna ad ogni forma di guerra e di tirannia, non posso ricordare che la dignità umana va posta al di là delle convenienze ed opportunità.

L’Europa non può essere arbitro dei destini dei popoli che non siano allineati alle sue esigenze e necessità.

L’Europa non deve dimenticare che è la culla delle Civiltà e di ogni processo di civilizzazione e deve prevalere il dialogo, la comprensione, la collaborazione e la produzione comuni.

Nel XXI secolo non si possono più tollerare i protagonismi napoleonici ed assolutistici.

Il valore della cooperazione è la qualità di essere europei nel rispetto delle sovranità nazionali.

Dobbiamo evitare il ritorno dell’oscurantismo culturale e politico.

Senza chiudere l’argomento, perché sarà aggiornato secondo gli sviluppi che seguiranno agli eventi bellici trascorsi, desidero ricordare un grande pensatore, innovatore del pensiero risorgimentale ed anticipatore del concetto di “Nazione Europa”: Giuseppe Mazzini, trascrivendo alcune attuali righe dai “Doveri verso l’Umanità”:

-“Siete uomini: cioè creature ragionevoli, socievoli, e capaci, per mezzo unicamente dell’associazione, d’un progresso a cui nessuno può assegnar limiti; e questo è quel tanto che oggi sappiamo della Legge di vita data all’Umanità. Questi caratteri costituiscono umana natura, che vi distingue dagli altri esseri che vi circondano e che è fidata a ciascuno di voi come un seme da far fruttare”.

 

                                                                                                                                                                                              Franchino Falsetti

 

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