Steve McCurry, leggere come scrivere con la luce

Alle Gallerie Estensi a Modena dal 13 settembre al 6 gennaio

Steve McCurry come ottima occasione per alcune considerazioni fotografiche.

 

Pubblicato il 16/09/2019

Leggere; il titolo di una mostra scritta con la luce.

Una piccola fila di piccole anime con piccoli telefonini che aspettano il loro piccolo turno, in religioso silenzio, per poter scattare una immagine alla foto-icona che ha reso celebre Steve McCurry al mondo intero: la ragazza afgana con lo sguardo shoccato dai bombardamenti. Questo è lo stato delle cose contemporanee: scattare immagini ad una fotografia eseguita da altri per immaginare vicinanza di intenti con il fotografo che l’ha eseguita.

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In fondo, che senso ha scattare una immagine con il proprio cellulare quando, sul WEB puoi trovare la stessa immagine con dettagli e risoluzione migliore? Forse non riusciamo più distinguere una foto fatta bene da una fatta con riflessi, ombre improbabili di sagome rettangolari, piani fuori squadro e temperature colore da marziano? E questa non è un  evoluzione. Oppure l’immagine appena catturata ci occorre come tacca sul calcio del nostro fucilino personale; a questa mostra io c’ero, ho le prove e le condivido sui social. Ma nemmeno questo mi sembra gran sintomo di evoluzione.

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Facendo riferimento alla quantità di forme fotografiche espresse nella seconda metà del secolo scorso mi sono ripassato quanti fossero i fotografi famosi e me ne sono venuti in mente tanti e di molteplici forme espressive. La semplificazione mentale di oggi, che induce uno schema mentale globalizzato, porta anche a ridurre le icone per ridurre i costi “di produzione” e puntare principalmente sui cavalli vincenti. e questo si paga. Per fortuna una delle ultime, sparute, icone fotografiche rimaste porta il nome di Steve McCurry, tanto che, ormai, lo si usa come il prezzemolo sui piatti mediterranei.

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E Steve McCurry, diversamente da molti suoi estimatori, fotografa. Da cosa si capisce (?), lo si capisce dal fatto che, a parte una eccellente qualità di stampa, non si annusa nient’altro di artefatto. Una cosa che, fortunatamente, si annusa anche nei lavori di Sebastiao Salgado per esempio. Infatti non si ha idea di correzioni da grafico pubblicitario creativo effettuate attraverso Photoshop (si può dire Photoshop?) ma si ha emozione di fotografie eseguite fotografando. Cercandole o vedendole. Poi due correzioni relative alla tonalità, lo sharpening e alle curve si faranno in un secondo tempo, ma intanto, sul sensore, c’è una fotografia.

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Leggere, come soggetto principale della mostra che espone 70 fotografie in cui sono ritratti uomini e donne nell’atto di estraniarsi dal loro luogo di vita per viaggiare dove li portano le parole scritte.

Qui si tratta di andare a vedere una mostra che ha poco a che fare con le icone estetiche da influencer strillante; qui si ha a che fare con “uno” che sa fare fotografia.

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Se siete pronti ad affrontare un salto così impegnativo potreste anche avventurarvi in questo dedalo di colori umani raccontati questa mostra attraverso le foto di Steve McCurry.

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LEGGERE

Steve McCurry

Galleria Estense

Largo Porta S. Agostino, 337

Modena

visibile dal 13 settembre 2019 al 6 gennaio 2020

orari di apertura:

Da martedì a sabato 8:30 – 19:30
Domenica e festivi 10:00 – 18:00

L’esposizione, promossa dalle Galleria Estensi Modena, organizzata da Civita Mostre e Musei, curata da Biba Giacchetti, con i contributi letterari dello scrittore Roberto Cotroneo,

in articolo: testo e fotografie di Roberto Cerè per la rivista Millecolline.

Tutti i Diritti Riservati

 

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