La bellezza come Preghiera. Il Bibbiena

Il restauro de “L’Ascensione di Cristo” del Bibbiena a Bologna

Un capolavoro del Bibbiena è ritornato al suo splendore 

Pubblicato il 11/03/2019

Giovedì 7 marzo nella Chiesa Monumentale di San Girolamo della Certosa, si è svolta una suggestiva inaugurazione degli ultimi rilevanti lavori di restauro.

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Un momento dell’inaugurazione (ph. Franchino Falsetti)

Era stata diffusa una locandina dell’evento piena di nomi istituzionali e di autorità civili e militari. Molte sono state le assenze degli illustri invitati a questo importante appuntamento con la Chiesa e con l’Arte, e, questo, non ha avuto il desiderato riscontro che, lo stesso instancabile ed appassionato protagonista della Bellezza ritrovata, Rettore Padre Micucci, ha fatto trapelare nelle sue note introduttive e di presentazione del programma.

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Ascensione del Cristo (un particolare). Giovanni Maria Galli, Il Bibbiena

Una cerimonia in tono meno squillante, ma di alto significato culturale e religioso. L’Arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, Carlo Monti, Presidente Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna ( che ha contribuito in modo determinante al recupero di veri capolavori ) e i diversi e qualificati restauratori: il laboratorio “Artifigurative” di Alberto Rodella, Claudio Bonini ( Bonini Pavimenti Sas ), Giovanni Giannelli (Ottorino Nonfarmale Srl), che hanno presentato ed illustrato le fasi dei restauri e la specificità e finalità degli interventi. Sono stati riportati all’antico splendore: l’ Ascensione di Cristo di Giovanni Maria Galli detto Bibiena, la Cappella di San Girolamo di cui è stata restaurata l’ ancona dell’altare ed il pavimento che rischiava di collassare, causa della pregnante e corrosiva umidità. Ed infine la Cappella del campanile “ dei tre restauri è il più originale e meno conosciuto”.

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Ascensione del Cristo (un particolare). Giovanni Maria Galli, Il Bibbiena

Ma l’attenzione, anche dei presenti, è stata riservata alla magnifica rappresentazione del Cristo risorto del Bibiena. Un’opera che, com’era nella tendenza dell’epoca, non doveva solo rendere visibile un atto di fede, ma contenere momenti di coralità partecipativa. Ed ecco che l’opera diveniva architettura, scenografia. Aver riportato questo capolavoro al suo antico splendore, ridando vita ad ogni suo angolo compositivo ed interpretativo, significa per l’attuale mondo di smarriti, poter essere aiutati a ritrovare quel senso di religiosità e di sacralità che si diffonde dall’immagine. Una immagine all’insegna della Bellezza, quella Bellezza che connota il mistero della Vita e della sua trascendenza.

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Un momento dell’inaugurazione (ph. Franchino Falsetti)

Quella Bellezza che è un invito alla preghiera, anzi è essa stessa Preghiera. Non si può pregare senza pensare o vedere qualcosa che ci sublima, che ci rende davvero immagine di Dio, immagine di beatitudini eterne. Il merito di questi interventi non è solo recuperare dei patrimoni artistici, ma quello di sollecitare un mondo che vive di effimero e di precarietà, a ricercare nuove luci, o riscoprire antiche luci, che nel passato illuminavano le menti ed i sentimenti di ognuno e che oggi potrebbero aiutarci, nuovamente, a risentirci consolati e colpiti da nuove “folgorazioni” come quelle che vivono nelle Immagini dei grandi artisti, apostoli della Fede nella Bellezza.

Franchino Falsetti

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