Eugene Smith, acciaio, fuoco, cemento e Pittsburgh

Il fotografo americano in mostra al MAST di Bologna

Eugene Smith, una autonomia difficile

 

Pubblicato il 13/07/2018

 

La fondazione MAST di Bologna, in collaborazione con Carnegie Museum of Art di Pittsburgh e il curatore della mostra Urs Stahel hanno lavorato per accogliere 170 fotografie eseguite a Pittsburgh da Eugene Smith negli anni 1955-1957. La mostra è visitabile gratuitamente fino al 16 settembre 2018.

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Pittsburgh, Eugene Smith al MAST di Bologna. (ph. R. Cerè)

Già dalle prime fotografie esposte nella mostra  bolognese mi sono reso conto che se Hopper aveva ritratto lo spaesamento di una società che stava relegando la natura, adombrandone i suoi luoghi, per diventare, rapidamente, qualcos’altro di illuminato artificialmente (esempio ben raccontato in “Gas”); Smith ha avuto il merito di ritrarne in momento successivo, ovvero, la luce artificiale troppo abbagliante ha relegato le attività umane in un ombra sociale al limite dell naturale e oscura. Questo ho pensato vedendo quei cieli grigi di fumo, creato dalle acciaierie, che incupivano le vite tuttavia incantate da un progresso troppo sbilanciato. Questo ho pensato.

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Pittsburgh, Eugene Smith al MAST di Bologna. (ph. R. Cerè)

Non c’è una stampa, fra le 170 in b/n, che, in qualche modo, non racconti lo smarrimento dei soggetti di fronte alla promessa di benessere in cambio di perdita di legami con la nature delle cose. Ho scritto “la natura delle cose” non solo della Natura, e non l’ho scritto a caso; l’ho scritto perché anche negli sguardi di quei giovani riuniti a chiacchierare alla base di un palo indicatore c’è una aspettativa spezzata e fra le casette anglosassoni appena edificate esiste di tutto fuorchè la presenza della Natura.

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Pittsburgh, Eugene Smith al MAST di Bologna. (ph. R. Cerè)

Non so se Eugene Smith, effettivamente, in questo ossessivo lavoro durato due anni a Pittsburgh, volesse raccontare questo senso di smarrimento ma credo di si e il fatto che non riuscisse a terminarlo mai potrebbe essere un segnale in questa direzione. Certo, uscire dal sistema del profitto della carta stampata sbattendo la porta, per cercare una autonomia da essere umano gli è costato parecchio ed anche questo ci racconta Smith nelle sue fotografie: se esci dal regno costruito per te non troverai più alcuna natura a consolarti se non già deturpata. Un cerchio chiuso.

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Pittsburgh, Eugene Smith al MAST di Bologna. (ph. R. Cerè)

Fotografie notturne in cui le luci che illuminano i ponti ferroviari si confondono con le vampate a cielo aperto degli altoforni non si differenziano tanto da quelle eseguite di giorno, in cui la caliggine ingrigisce le vie e le casette in legno. Tutto è reso come una lunga notte, altro che benefici di un progresso libero di fare ciò che più conviene.

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Pittsburgh, Eugene Smith al MAST di Bologna. (ph. R. Cerè)

Il sottotitolo, neutro e rassicurante, di questa mostra dice: “ritratto di una città industriale”; ecco forse più che di un ritratto di una città industriale è il ritratto di un monito dedicato a tutti coloro che non conoscono più di un modo per arrivare al benessere.

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Pittsburgh, Eugene Smith al MAST di Bologna. (ph. R. Cerè)

Se volete saperne di più su Eugene Smith vi consiglio un bell’articolo di The Guardian pubblicato già da qualche tempo.

Il MAST a Bologna è in via Speranza, 42

 

Testo e fotoggrafie di Roberto Cerè per Millecolline.

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