La Madonna in processione a Denzano

In un piccolissimo borgo nel comune di Marano (Mo)

I nostri obiettivi su una bella tradizione locale a Denzano

 

Pubblicato il 30/05/2018

Denzano di Marano (Mo), domenica 27 maggio 2018.

 

-“Lo vedi (?), là, in fondo, sul crinale dove arriva quella stradina ci sono i ruderi della casa torre in cui abitavano i contadini che coltivavano i campi più ricchi di tutta la zona. Ora è abbandonato e da qualche anno è crollato il tetto del fienile sulla grande stalla. Quante bestie (bovini) che avevano in quel fondo”.

La processione con la Madonna di Denzano in cima al un portapacchi di una vecchia FIAT 500 ha appena ricondotto l’immagine sacra all’interno della piccola chiesa.

Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)
Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)

-“Io sono nato dall’altra parte, verso Marano, le vedi quelle: una, due e tre case (?), ecco io sono nato nel fondo appena dietro al gruppo delle case di mezzo. Quanta gente c’era il giorno della processione della Madonna di Denzano… pensa che qui, in questo prato, non ci si riusciva a stare dal gran fitto che c’era”

Ci sono poche persone fuori del sagrato della chiesa e la maggior parte di loro forma piccoli capannelli; io mi avvicino a due vecchi amici che sembra ritrovarsi una volta all’anno, in questa giornata. Uno di loro suona nella banda locale ed è a capo scoperto in questo primo caldo quasi estivo. La moglie si preoccupa. Lui si schernisce.

Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)
Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)

-“Suono in questa banda da moltissimi anni e mi ricordo che tanto tempo fa, dopo la processione e dopo la Messa, non ci pensavamo affatto a tornare a casa come succede oggi. La festa continuava; i musicisti della banda venivano contesi dai contadini che abitavano nelle case che vedi dall’alto di questo sagrato ed erano tutti invitati a pranzare sulle loro tavole imbandite per l’occasione, i musicisti suonavano e i contadini gli davano da mangiare. Poi, a una cert’ora si ritornava tutti qui, per la processione della Vespertina. Quanta gente c’era”.

Il loro dialetto modenese si confonde un po’ con quello mio di confine, ma ci intendiamo e sediamo sul muretto dove quei due amici mi raccontano della loro gioventù trascorsa fra una processione della Madonna di Denzano e l’altra. Raccontano con calma e con qualche battuta in dialetto a cui rispondo con il mio. Fa caldo e la moglie del musicista è sempre preoccupata ma in disparte.

Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)
Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)

-“Quassù ci vivono solo due famiglie ormai. Un tempo c’era vita e movimento nel paese e tutte le case che vedi erano abitate da famiglie numerose; ora ci sono alcuni che arrivano nei fine settimana ed abitano le case dei loro parenti, oppure arrivano per stare un po’ in pace. Qui non si corre come in città”

Son dispiaciuto di essere arrivato troppo tardi per seguire completamente questa antica processione in cui la Madonna è portata in cima ad una FIAT500. Ci sono persone che arrivano qui ogni anno, per questa occasione; addirittura Evi Mittersteiner (e la sua fotocamera) arriva dall’Alto Adige per non perdersi questa occasione. Sono tutti sorridenti, per fortuna Evi è amica di Bianca a cui chiedo se può inviarmi alcune delle sue foto per raccontare questo piccolo evento su Millecolline. Dice di si, che si può fare. bene.

Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)
Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)

-“Mettiti bene il cappello almeno, oppure fai come lui e mettiti all’ombra”. La moglie del musicista esprime la sua preoccupazione e così ci spostiamo tutti all’ombra ma ormai le persone stanno uscendo dalla chiesa; è ora di ritornare in piazzetta perché è previsto che la banda suoni gli ultimi tre brani. Sotto il sole ci sono molti preparativi per le ultime partenze dopo il piccolo buffet. Con sorpresa vedo che il vino offerto nel gazebo è di una cantina di Castello di Serravalle; un pezzo di Valsamoggia penso.

Scende il parroco, ormai senza i paramenti per l’occasione e si intrattiene con le persone presenti che sono rimaste, sembrano tutti malinconici amici in cerca di un po’ di ombra per sorseggiare un scalfaràt e’d vèin prima di mettere i piedi sotto la tavola. La banda inizia l’inno nazionale a chiusura dell’evento; ci si sente un po’ sgangherati, alcuni si alzano in piedi poi tutti li seguono, qualcuno canticchia il testo, altri muovono le labbra, molti si asciugano la fronte con i fazzoletti ancora di cotone bianco.

Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)
Processione a Denzano, 2018. (ph. Evi Mittersteiner)

-“Lo sa(?), questa è la processione più bella che ci sia. Sa che il parroco ha dato una piccola lezione sul valore del Segno della Croce e su come si deve farlo in modo corretto? E’ forte il nostro vecchio parroco, speriamo che tenga duro ogni anno perché ogni anno c’è sempre meno gente che segue la processione e noi non la vogliamo abbandonare. Io non abito più qui ma sono di Denzano. Il più bel paese che ci sia”. E’ una signora in gonna nera che mi raggiunge dicendo queste cose mentre sto ritornando verso il parcheggio della mia auto; parlando mi supera poi saluta una famiglia pronta a mettersi a tavola.

 

 

Testo di Roberto Cerè per la rivista WEB Millecolline

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