Primo Maggio, Festa del Lavoratori, le Ariette non lo dimentica

 

Al Teatro in mezzo ai campi in via Marzatore 2781

il Primo Maggio comincia alle 13:00 con il pranzo e prosegue alla 15:30 con lo spettacolo

 

Pubblicato il 28/04/2018

Alcune considerazioni su questo Primo Maggio 2018, Festa dei Lavoratori; qualcuno ricorda ancora il valore di questa giornata (?) che si incastra in questo mondo che preferisce perdersi e confondersi in un dimenticatoio sociale (Centro Commerciale, anche durante le feste ??) piuttosto che difendere le ragioni che lo hanno portato a credere in una vita decente ma che, ormai, sta perdendo pezzi a causa di una precarietà velenosa?

Si, qualcuno lo ricorda ancora. Qualcuno non si vergogna a pensare che non è solo il lavorare fino alla (sua) fine che nobilita l’uomo e che ogni tanto ci vuole una pausa, una sosta, una festa. Allora ben venga; io mi sorpresi quando, da ragazzino, venni a saper che il grande, potente e laborioso Impero Romano reggeva i suoi calendari con date che prevedevano quasi 1/3 di giorni di festa mentre noi, oggi, ci facciamo influenzare da saccenti contemporanei che fanno a gara per farci sentire colpevoli di festeggiare qualche giorno fra Natale e l’ultimo dell’anno.

Questa delle Ariette è una festa che sembra recuperare il tempo passato; in una festa si mangia (portando ognuno qualcosa da condividere poi con altri), ci si distrae un po’ all’aria aperta, poi, nel caso vi imbatteste in una festa di teatranti vi verrà proposto anche qualcosa di recitato sul palco. Direi che sia il programma per un Primo Maggio di sapore antico; a misura di lavoratori (dello spettacolo).

Pubblichiamo le parole delle ariette per invitarvi alla festa:

1 maggio
Festa dei lavoratori (dello spettacolo)
ore 13:00
Pranzo popolare autogestito

ore 15:30
Caroline Baglioni/Michelangelo Bellani
Non è ancora nato
con Caroline Baglioni
luci Gianni Staropoli
supervisione tecnica Luca Giovagnoli
regia Michelangelo Bellani
restituzione del lavoro in residenza

Un uomo di sessant’anni e sessant’anni di un uomo con un’amnesia temporanea. La voce di una giovane donna a incidere, a comporre il dialogo, a prefigurare, il ricordo di un vissuto o soltanto l’illusione che un giorno tutto possa accadere davvero. Una storia inventata a tutti gli effetti, anche se qualcuno, con la cura dello sguardo, potrebbe percepire in filigrana un’eco distorta e lontana proveniente dal vecchio Edipo a Colono Sofocleo: l’eroe della cattiva sorte, il “supplice che porta salvezza” scacciato e maledetto che vaga cieco e ramingo accompagnato dalla figlia Antigone. Una storia che riflette sul perdono, sul perdonare qualcun altro, ma in primo luogo perdonare se stessi. Il bosco sacro dell’approdo edipico è nel nostro contemporaneo un luogo qualunque, ma come tutti i luoghi sacri, è un luogo fuori dal tempo. “Sacro” è lo spazio aperto del perdono, di un’autenticità e di un sentire irriducibile. Una dimensione che come ricorda Kierkegaard oltrepassa ogni questione etica, poiché è al di là del vero e del falso, così come è al di là del bene e del male: è uno spazio d’amore.
Caroline Baglioni, Michelangelo Bellani

Ingresso 10 euro – ridotti 7 euro

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Il testo in corsivo e del Teatro delle Ariette

Il testo in tondo è di Roberto Cerè per Millecolline

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