Raccontiamo l’artista del mese di maggio: Biljana Petrovic

La scultura come un nuovo Rinascimento

Biljana Petrovic

 

Pubblicato il 29/04/17

 

A Bologna, camminando da Piazza Maggiore in direzione di via M. D’Azeglio incontrerete, come prima cosa, la piazzetta di via IV Novembre; in questa piazzetta sono esposte delle sculture molto affascinanti e cariche di movimento, sono le sculture di Biljana Petrovic. Biljana è una scultrice nata a Belgrado ma che, da anni, lavora nel suo studio ricavato in un capannone di una zona industriale di Crespellano in Valsamoggia (Bo). E la nostra rivista ospita Biljana nella Galleria d’Arte di Millecolline.

 

Inutile dire che i lavori di Biljana ci sono piaciuti tanto, al punto da dedicare una anteprima critica di presentazione a questa, ancora poco conosciuta, artista samoggina a cui abbiamo deciso di dedicare il mese di maggio; quindi, in attesa di conoscere Biljana attraverso l’intervista del prof. Falsetti e vedere le sue opere nella galleria d’Arte di Millecolline, pubblichiamo il testo critico che Falsetti ha scritto a seguito dell’incontro con questa artista che ci ha ben sorpreso.

 

Il linguaggio plastico come Utopia

Nell’ epoca in cui viviamo molti sono i capovolgimenti “strutturali” che stanno modificando i diversi ambiti esistenziali e della cultura del mondo occidentale. Insieme ai contenuti valoriali ( consolidati da una tradizione secolare ), si stanno sgretolando le “certezze”, i “modelli” di riferimento che hanno regolato e regolano , in modo consapevole, il nostro pensare ed agire nella società. Sembrava che tutto fosse immutabile, ma la supremazia della tecnica e della scienza ha rotto l’incanto, l’illusione di “fermare il tempo” e di continuare a sognare.

Si sta verificando non solo il declino del “mondo di ieri”, ma un vero e radicale mutamento di una forma mentis che sarà la “scatola nera” per capire e giustificare il mondo di domani. Non si tratta più di contrapporre, come si faceva ad ogni passaggio d’epoca e cioè un confronto tra l’antico ed il moderno, poiché è venuta meno la “dialettica”, il “pensiero critico”, che cercava di non sostituire, ma di rendere “modulare” i nuovi processi del conoscere e dell’apprendere.

Il passato come risorsa non come “spazzatura”.

L’età contemporanea vive questo dramma: di voler cancellare la memoria storica per  tentare di scrivere  nuove storie che, però, non lasciano “traccia” e condannano le future società a sentirsi, disperatamente, prive di ogni rassicurante prospettiva per il loro futuro. In questo contesto di contraddittorietà e problematicità dei nostri “tristi” tempi, le sculture dell’artista Biljana Petrovic ( Belgrado, 1975 ) sono una forte e salutare “ancora di salvezza”. Mentre si cerca di omologare l’identità dell’uomo, questa artista punta sulla rivalutazione ed una nuova e più ricca affermazione dell’uomo e dei suoi eterni sentimenti. 

Zeus. Biljana Petrovic. ( ph. Max Zambelli)
Zeus. Biljana Petrovic. ( ph. Max Zambelli)

Le sue opere scultoree di medie e grandi dimensioni, non sono di stampo “monumentale” o di “arredo” consumistico per scenografie alla moda, sono  singolari realtà che ci parlano, che vogliono attenzione perché esse sono concepite come messaggi, come cose vive con le quali è necessario dialogare. Sono opere concepite per ricordare e per affermare l’identità e l’integrità dell’uomo, del suo essere naturale, senza abbigliamenti di rito: giovani uomini e donne vengono plasmati con la sola difesa che risiede nella loro nuda esposizione. La nudità priva di ogni retorica sensuale, prima di ogni orpello del piacere. La nudità ci riporta alla “creazione”, al nostro essere vivente, alla nostra naturale bellezza che prende corpo e si fa materia per mostrarsi e per essere contemplata.

Biljana è una artista completa: è pittrice e scultrice e, come gli antichi ed immortali maestri, cerca di rendere, con grande bravura “artigianale”: pittorico ciò che è scultoreo e scultoreo ciò che è pittorico. Ho parlato di artigianalità, perché, in particolare nelle sue sculture si coglie questo tratto della “sofferenza creativa”: lo scultore è uno sperimentatore del prova e riprova. Sente che non serve solo avere idea del fare, ma bisogna saper fare e saper rendere, con efficace forza comunicativa, quanto si è pensato e progettato. La scultura non può essere solo un modo per  verificare le proprie abilità manuali, è,piuttosto, un medium, di sinergie espressive, per saper finalizzare delle interazioni : la materia deve prendere l’anima dell’artista, l’artista deve saper trasferire la propria anima nella materia. E’ un modo per non disperdere l’atto creativo  e per essere , sempre, presente nelle varie fasi di realizzazione.

Particolare, Bologna via IV Novembre. Biljana Petrovic. (ph. Vladimir Cojarschi)
Particolare, Bologna via IV Novembre. Biljana Petrovic. (ph. Vladimir Cojarschi)

Biljana ha di fronte a sé i suoi grandi Maestri: da Michelangelo a Rodin, da Donatello a Martini. Il suo modello fondamentale di riferimento risiede nella cultura del Rinascimento e nelle sue continuità fino all’arte moderna. Ma la sua fonte d’ispirazione, il suo rigore e la sua “certezza” espressiva tendono a uscire dal contesto artistico ed estetico.

Biljana, con le sue opere ( in marmo o in bronzo o in terracotta ) vuole aiutarci a ri-considerare l’arte: in particolare ciò che non è arte, ciò che oggi noi chiamiamo arte. Un invito importante, perché l’arte è lo specchio della società e laddove trionfano gli interessi per “de-comporre” e “de- strutturare”, bisogna rispondere con nuovi entusiasmi, con la rivalutazione dei linguaggi espressivi, a partire da quelli artistici, come quello plastico, che ha maggiori capacità di renderci più sensibili, più disponibili, perché tocchiamo l’arte e l’assorbiamo, ogni giorno, con il calore della nostra linfa vitale.

Al trionfo della “bruttezza”, l’artista Biljana risponde con una ritrovata e luminosa “Bellezza”. Questa “Bellezza” che come nel Rinascimento fece rinascere l’Uomo e lo portò a scoprire la forza degli ideali e degli immortali sentimenti.

 

                                                                                                                                                                                      Prof. Franchino Falsetti 

                                                                                                                                                                                                 Critico d’Arte

Qualche opera presentata in Galleria d’Arte di Millecolline in maggio 2017

 

 

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