Le parole dell’Arte – Art Brut

Le parole dell’arte. 

A cura di Franchino Falsetti. 

Art brut. 

Nel 1945 in una Europa ridotta ad un continente privo delle sue antiche e secolari bellezze e sepolto da vaste testimonianze fatte di macerie e di struggente desolazione, dove dominano le forze distruttive dei “quattro cavalieri dell’Apocalisse”, il pittore francese Jean Dubuffet, sperimentava la nascita di un nuova arte, da lui denominata : art brut. Un’arte definita “primitiva” perché voleva opporsi a quella “colta”.

E’ un’arte che fu sorprendente e che scandalizzò, non solo i benpensanti ma coloro che amavano dividere “l’espressione artistica” secondo modelli o schemi accademici codificabili.

 

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Affluence. Jean Dubuffet (1961)

 

Nello scenario del dopoguerra dominato dalla violenza e dalla “bestialità” dell’uomo più civilizzato del mondo ( quello europeo e quello americano ), Dubuffet pensò di anteporre la naturale ed autentica espressione che come Klee, si rintraccia nei bambini. Una pittura infantile, dove l’espressività risiede nella spontaneità e nella libertà delle immagini, dell’immaginario.

Nessun processo intellettuale o pre-determinato, ma un proiettare, in senso liberatorio, il proprio mondo interiore, una certa emozione che si fa materia. E così nasce una nuova creatività disinibita, priva di ogni orpello e condizionamento ideologico.

 

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Vache au nez subtil. Jean Dubuffet.

 

Ci fu che volle identificare questa arte al genere naif. L’art brut non è naif e non appartiene a nessuna scuola. “ I materiali che la caratterizzano sono spesso oggetti di recupero o scarti ( lo stesso Dubuffet  negli anni cinquanta utilizza accanto alla pittura tradizionale detriti, spugne, ali di farfalla ) assemblati insieme con grande libertà in veri e propri quadri, costruzioni, sculture”.  Nell’opera di Dubuffet troviamo una nuova ricerca della figurazione, realizzata attraverso il rifiuto degli schemi tradizionali. Ci troviamo di fronte a processi di figuralità deformata con la sperimentazione di rinnovate tecniche pittoriche.

 

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Rue passagére. Jean Dubuffet. (1961)

 

Dubuffet, affermerà, in una importante conferenza tenuta alla Facoltà di Lettere di Lilla ( 10 gennaio 1951 ) in occasione della inaugurazione della mostra ”Cinque piccoli inventori della pittura”: Paul End, Alcide, Liber, Gsduf, Sylvocq, presso la libreria Marcel Evrard dal 10 al 25 gennaio 1951, intitolata : “Gloria ai valori selvaggi”, che : “ E’ soltanto in quest’ art brut che si trovano, a mio avviso, i processi naturali e normali della creazione artistica, nel loro stato puro ed elementare. E’ l’assistere a tale operazione che mi sembra appassionante, e, in questo momento, poco importa che le opere create siano di scarsa ampiezza, che impieghino dei mezzi molto ridotti, che addirittura limitino, in certi casi, a piccoli scarabocchi poco elaborati e molto sommari tracciati sul muro con la punta d’un coltello o matita sul primo pezzo di cartaccia capitato tra le mani. Quel disegnino buttato giù in gran fretta mi pare che abbia un contenuto ben più ampio, e un significato ben più prezioso, della maggior parte dei dipinti grandi e pieni di pretese, quasi sempre completamente vuoti, che affollano i musei e le gallerie d’arte”.

Il suo anticonformismo e le sue impensabili scelte materiche condizionarono le esperienze artistiche successive, suggerendo  continue sperimentazioni fino all’esplosione della fenomenologia dell’ arte povera.

Franchino Falsetti

 

 

Bibliografia

  • Jean Dubuffet,  I valori selvaggi . Prospectus e altri scritti ( a cura di Renato barilli ), Milano, Feltrinelli Editore. 1971
  • Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’arte oggi. Dall’informale al concettuale, Milano, Feltrinelli Editore. 1961

 

 

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