Pillole corsare n°10 – Ci salveranno i nostri nipoti o i nostri pro-nipoti?

Ci salveranno i nostri nipoti o i nostri pro-nipoti?           [n.10]      

Alla fine degli anni quaranta, l’indimenticabile Leo Longanesi scrisse un libretto dove si considerava la condizione politica e sociale dell’Italia del dopoguerra ed indicava nelle”vecchie zie zitelle”, ultime amazzoni e laiche custodi di un “decorso che trovava nei propri sacrifici l’orgoglio di una tradizione storica da contrapporre alle spavalde classi dei ricchi e dei proletari”. Dopo  qualche anno, lo stesso Longanesi, sulle pagine de “Il Borghese”, settimanale da lui fondato e diretto fino alla sua morte, prendeva atto che queste “zie” avevano alla fine ceduto divenendo “libere” e rompendo ogni “vincolo” e liberandosi da ogni “pregiudizio”.

Tutto questo per compiacere alle loro nipoti, aderendo al “conformismo dell’Italia nuova”.

Di tempo ne è passato, dopo oltre sessant’anni, il desiderio di pensare che si possa ancora soccorrere questa “nave” Italia, è ritornata alla mente.

I rivoluzionari “miti” della quotidianità che caratterizzarono il progresso (il cosiddetto boom economico ) della nuova Italia : dal frigorifero agli elettrodomestici di varia natura  alla televisione ed agli apparecchi radio e giradischi portatili, dal turismo di massa alla “vettura familiare”, dalla scuola di massa ai consumi di massa, modificarono, sostanzialmente e radicalmente, il costume e la cultura degli italiani.  Dalla fine del secolo scorso ad oggi si sono aggiunti “nuovi miti” che hanno , ulteriormente, trasformato il nostro essere sociale: come persona, cittadino ed italiano.

Le rivoluzioni tecnologiche e scientifiche , di fatto, hanno prodotto oggetti d’uso quotidiano di straordinario condizionamento  non solo sul nostro modo di vivere, ma sulla nostra sfera psichica, intellettiva e di apprendimento. L’Italia si è così uniformata ai agli altri paesi più industrializzati del mondo europeo ed occidentale

Senza voler rievocare una certa morale flaubertiana o ricordare le illuminanti pagine di Roland Barthes ( nel suo mirabile catalogo della cultura popolare e dei miti borghesi, analizzati attraverso una modalità smitizzante dei suoi luminosi ingannevoli simboli – 1957 ), il catalogo aggiornato dei nuovi idola contemporanei, ci provoca l’incontrollato senso di smarrimento e di vuoto dovuto alla furia provocata dalla “vertigine creativa”. L’Italia, improvvisamente, è divenuto un territorio fertile per ogni sfrenata fonte di consumo materiale senza limiti. L’Italia degli ideali, della sua storia, della inimitabile bellezza, si è sciolta come una semplice “margherina”, nel soffritto dell’incuria, degli abbandoni, delle ipocrisie, dell’indefferenza, degli eccessi affaristici e nell’egoismo più incontrollato.

Dal computer al cellulare, dal processo di informatizzazione di ogni oggetto ed azione umana, dalla robotica alla velocità planetaria dei mezzi di informazione, una vera alluvione, dove l’uomo del XXI secolo è naufragato insieme alla sua coscienza ed ai suoi valori a cui eravamo ancora legati. Anche il nostro Paese rischia di acquisire e di uniformarsi alla coscienza informatica ad una sorta di agglutinazione di ogni forma di sapere e di interpretazione legata alle modalità cognitive e conoscitive dei microprocessori. I nostri nipoti o , forse, i nostri pro-nipoti, potranno salvarci da questo mortale virus del non essere?

Piccolo evviva (W). Ph. Roberto Cerè, 2015.
Piccolo evviva (W). Ph. Roberto Cerè, 2015.

Franchino Falsetti